lunedì 7 giugno 2010

gare de lyon - porta susa

Gare de Lyon 07.42, Torino Porta Susa 13.17, niente di più semplice. Sali sul treno con ancora l’odore di croissant au beur nelle narici, chiudi gli occhi e ti svegli solo dopo qualche ore per vedere la campagna lyonnaise. Il giornale ancora intatto comprato alla stazione della metro e la tranquillità di iniziare una breve giornata di lavoro solo nel primo pomeriggio. Non c’è nulla di più invitante, per essere un lunedì, è ovvio.

L’Unione Europea ha abbattuto i confini e le dogane interne, ma su questo treno c’è sempre un breve controllo. Solo qualche giorno fa sulla tratta inversa, Torino-Parigi, 6 poliziotti francesi, di cui due con delle belle divise con su scritto Douane, saliti sul Tgv hanno controllato i documenti di tutti e diversi bagagli. Negli ultimi anni ho preso sovente questo treno e capita piuttosto raramente che le forze dell’ordine invitino qualche passeggero a scendere e a seguirli per ulteriori controlli.

Il treno si ferma a Modane e lascia salire due poliziotti italiani -­qui giù tutti a piangere miseria sulle terribili condizioni in cui si trovano le nostre forze dell’ordine, dove i francesi ne mettono 6, noi solo 2- accompagnati da una bionda collega della police nazionale. Che sono connazionali lo potrei scoprire anche se indossassero una divisa di un altro stato, infatti non procedono con il controllo dei documenti di tutti i viaggiatori, bensì si rivolgono solo alla persone di colore del vagone. Ci sono circa 100 persone, di cui 3 evidentemente extracomunitarie: una ragazza africana, un giovane dell’asia meridionale e un attempato signore magrebino, che con il suo zuccotto nero ha letto per tutto il viaggio un libro arabo dalle scritte colorate. I poliziotti chiedono i documenti a 5 o 6 persone, o meglio qualche francese sporge la propria carta d’identità e i due agenti fanno finta di leggere i dati di qualcuno, ma la loro attenzione va tutta per i tre “evidentemente extracomunitari”.

Mi vergogno di vivere in un paese con delle forze dell’ordine così razziste.

Prendendo questo treno andando a Parigi avrei paura anche solo di portarmi dei petardi o des petards, per i controlli della polizia francese, mentre a ritornare in italia non c’è problema, potrei avere nelle valigie non bottiglie di vino, ma dell’esplosivo e nessuno mai mi controllerebbe: questa mia faccia da meridionale vale più che un passaporto diplomatico africano per le nostre forze dell’ordine.

1 commento:

  1. Beh ovvio in Francia i neri ci sono da cento anni per cui non si fa distinzione tra francese e straniero perché lì un nero è probabilmente francese!

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