lunedì 14 giugno 2010

tutto bene?

Il grande circo mediatico ha acceso le luci sul Sudafrica e alla fine anche i più scettici si sono “ravveduti”, cominciando a osannare la Santa Coppa del Mondo. Il Sudafrica è un paese povero, certo non il più povero dell’Africa, ma comunque distante anni luce da quel benessere che condividono le grandi potenze calcistiche del mondo. In Sudafrica ci sono milioni di persone che vivono sotto il livello di povertà, le città crescono a grande velocità creando una periferia di quartieri-ghetto per i più poveri. Con tutti i soldi spesi per le grandi opere chissà quanto si sarebbe potuto fare per una popolazione che ancora stenta a costruire il proprio futuro dopo il colonialismo e l’apartheid.
Il punto è forse proprio questo: una nazione nata dalle ceneri di una colonia quanto ci metterà per raggiungere la propria identità? Per il caso sudafricano a rendere le cose più difficili ci ha pensato l’apartheid ereditato dalla colonizzazione, rendendo ancora più lungo il cammino verso l’unità nazionale. Ci sono commentatori, come il lucido Matteo Fagotto, che ritengono proficua l’unione di tutti i sudafricani anche se solo per le poche ore delle partite.

A gennaio si è svolta la Coppa d’Africa, per raggiungere l’Angola, paese che ha ospitato la manifestazione la nazionale togolese ha optato per il pullman. Il Togo dista migliaia di km dall’Angola e per arrivarci bisogna attraversare diversi stati, al confine tra Congo e Angola il pullman della nazionale togolese è stato vittima di un attentato. Tre i morti, numerosi feriti e la federazione togolese ritira la nazionale dalla competizione. Le nazionali africane non sono ricche come quelle europee, quindi niente aerei e alberghi extralusso o grandi premi in denaro, rimangono però un’ottima vetrina per i giocatori che vogliono tentare il salto del mediterraneo per approdare in club uefa.

La maggior parte dei sudafricani non si può permettere un biglietto per andare a vedere i dorati mondiali, negli stadi nuovi di zecca finanziati con soldi statali sottratti qua e là dai fondi per lo sviluppo del paese, quindi cerca di partecipare come può. Andando a vedere gli allenamenti, questi gratis e aperti al pubblico, delle grandi nazionali europee e sudamericane o andando a vedere le poche partite gratuite che hanno fatto da cornice ai mondiali. Cronaca di pochi giorni fa i 20 feriti nella ressa per andare a vedere un amichevole a Soweto tra la Nigeria e Corea del Nord.

Il calcio stellato delle grandi nazionali, dei contratti milionari e dell sistema economico che ci gravita attorno è per molti aspetti una metastasi del nostro sistema, non capisco perché deve essere esportato. E’ uno dei grandi vizi occidentali in cui tanti soldi e tantissima popolarità, trasformano il calciatore in un eroe. Pensate che danni può fare questa malsana combinazione in un paese che africano. Il sempre buon Weah si è candidato nel 2004 per diventare presidente della Liberia, avendo buone possibilità di essere eletto. Così non fu, ma il saggio centravanti si è iscritto a una scuola statunitense per ricandidarsi tra qualche anno quando avrà dalla sua anche un bel certificato di laurea. Non ho nessuna riserva sulle buone intenzioni di del ex-milanista, ma in Italia stiamo capendo, a caro prezzo, che un presidente di una squadra di calcio, anche se “ha vinto tutto”, non è obbligatoriamente un buon politico. Pensate che un ottimo centravanti potrebbe fare meglio?

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