lunedì 31 maggio 2010

manifestazione sufi






giorgio da voghera

Ci sono angoli di questa città che oramai odorano di casa: piccoli bar, panchine assolate, fermate di bus, i cessi della facoltà di scienze politiche e poi i banchi dei contadini a Porta Palazzo il negozio cinese di via Berthollet, il panettiere in corso San Maurizio.
Tra questi uno spazio che mi ha da sempre trasmesso del bene è il Fattore K in Vanchiglia. Oltre ad avere l’enorme pregio di essere a due isolati da casa è un ambientino che sa sempre come coccolarti. Grandi, enormi e comodissimi divani di pelle bianca attorniati da decine di oggetti plasticosi del miglior design degli ultimi 40 anni, a colorare il tutto una carta da parati che anche solo quella vale il tempo di arrivare fino al locale.
Venerdì sera in un mix di pioggia e birre chiare ci siamo lasciati avvolgere dai divani del Fattore K. Graditissima sorpresa è stata la serata OpenMic: chiunque aveva il diritto di mettersi davanti al microfono e cantare per un paio di canzoni. A iniziare è stato Giorgio da Voghera.

Dopo una presentazione melanconica il giovanotto di Voghera, suona 4 pezzi suoi, belli ritmati e mostra una voce non troppo allenata, ma molto gradevole. L’ultimo pezzo, prima di lasciare il microfono ad altri, mi è sembrato un piccolo capolavoro: un testo ammiccante e divertente con bel ritmo. L’ho registrato quasi per gioco, ma ci sono buone possibilità che diventi il mio personale tormentone estivo.

martedì 25 maggio 2010

toretti

Nella mia insana iperattività primaverile ho deciso di dedicare un’ora al giorno a filmare una fontana torinese. I famosi toretti sono diventati così il fulcro del mio dolce far nulla. Mi piazzo con la telecamera a pochi metri da una fontana, premo rec e apro il mio libro. Dopo un’ora mi risveglio, premo stop e vado a casa. L’intenzione è quella di monitorare quanto questi toretti sono usati e in particolare quanti “utenti” dissetano in un’ora.

Oggi però mi è andata male. Trovo una bella fontana dentro il Valentino, accanto a un parco giochi, posiziono la camera e sono in un brodo di giuggiole perché l’inquadratura viene insolitamente bene. Dopo una decina di minuti mi si avvicina un signore distinto sulla quarantina, mi domanda a cosa servono le riprese. Un po’ restio all’inizio si placa non appena vede il tesserino dell’ordine dei giornalisti. Ancora un paio di domande e si allontana con una frase premonitrice “Stia attento, la videocamera potrebbe essere fraintesa”. Ma come ho oramai collezionato una decina di toretti senza alcun problema…

Leggo ancora una mezza pagina del libro e mi avvicina un secondo signore, il gestore del chiosco lì vicino, che è meno cordiale del primo: “Stai filmando! Hai un permesso? No, non ce l’hai! Allora chiamo la polizia!”. Nemmeno il tempo di dirlo e digita il 113, non ho ancora aperto bocca e lui al parla con il pronto intervento “Venite voi o lo devo ammazzare io sto pedofilo?”.

Mette giù e mi dice “non ti muovere se non finisci nei guai”. Il suo punto di vista è quasi giusto, lui che ne sa chi sono io, che faccio e se quelle riprese le metto su internet con tutti quei bambini che bevono dalla fontana. Però poi rincara “Stai riprendendo tutte le bambine con le gonne, mentre si abbassano per bere”.

Allora nei pochi anni che ho vissuto mi hanno etichettato in tutti i modi: drogato, alcolizzato, peccatore, lussurioso, comunista, fumatore, bugiardo, casinista, provocatore, omosessuale, ladro, facinoroso, violento, irascibile, fascista e sovente mi danno del negro, anche se non è che sia proprio una mia caratteristica, ma mai del pedofilo.

Bene, io provo a spiegare quel che faccio, che le bambine come tutti quanti gli altri verranno resi irriconoscibili dalla velocità a cui verrà prodotto il filmato. Gli provo a dire che ho il diritto di filmare perché siamo in uno spazio pubblico. Gli provo a far capire che è un lavoro che va a favore proprio dei bambini che in quella fontana trovano ristoro. Nulla da fare mi dice “Tu per me sei un pedofilo, io ho una figlia di 4 anni. Se parli ancora ti riempio di botte”.

La polizia arriva. Il “chioscaro” racconta agli agenti che lui chiama sempre non appena vede un personaggio sospetto: “ho chiamato anche ieri perché c’erano due che si drogavano”. Un agente prende i documenti e l’altro prova a capire perché sono dovuti venire lì. Cerca di spiegare che è perfettamente legale quello che sto facendo, che posso riprendere e che nel caso le immagini rendessero riconoscibile qualcuno dovrei chiedere un’autorizzazione. Qui il colpo di scena. Il “chioscaro” s’incazza: “perché dovrei fidarmi di lui? Solo perché è un giornalista?”.

Beh, che dire, forse ha ragione. Sono mesi che ci penso, non appena ci si dichiara come cronisti la gente ti guarda storto e cambia espressione. I medici hanno il giuramento di Ippocrate, noi abbiamo il praticantato dove vai avanti solo se impari a metter ei piedi in testa ai colleghi.

Domani metto un adesivo del Grande Fratello sulla videocamera, così vedrai che anche il chioscaro si vorrà far riprendere con sua figlia in braccio.

lunedì 24 maggio 2010

passaporto

Ho deciso di andare a fare una cosa in un paese che una volta avremmo chiamato non allineato. Per questo mi sono messo alla ricerca di un modo per ottenere un secondo passaporto, infatti il mio ha troppi visti di paesi troppo allineati e il paese non allineato non mi avrebbe mai concesso il visto. Dopo lunghe ed estenuanti ricerche scopro un fatto gravissimo: i telefoni degli uffici passaporti di mezza italia squillano, squillano, ma non risponde nessuno e se per caso ti sembra di sentire che si alza la cornetta dall’altra parte vuol dire che non entro 4 secondi cadrà la linea. Per ovviare a questo problema del guasto delle suonerie di tutti i telefoni di buona parte delle questure, vorrei lanciare una campagna “Adotta un ufficio passaporti, regala una suoneria”, preferibilmente collegate a una campanella che viene usata nelle scuole.

In questa moria di suonerie riesco ugualmente a parlare con qualcuno al Ministero degli Interni che mi dice di non conoscere nessuna normativa che permetta il rilascio di un secondo passaporto, mi viene quindi consigliato di sentire la Farnesina. Chiamo quindi il Ministero degli Esteri dove mi mettono al corrente della possibilità di ottenere un secondo passaporto, ma a condizione di lasciare il primo depositato in questura per il tempo in cui si ha con se il secondo. Insomma un’ottima soluzione, mi sincero dei tempi di rilascio, 20/25 giorni, e ringrazio.

Prima cosa l’indomani mattina vado in questura qui a Torino. La poliziotta che dovrebbe dare le informazioni sui passaporti rimane sbalordita mentre le ripeto quanto mi è stato dato dal funzionario della Farnesina e mi rimbecca che queste cose non si possono fare e che loro dipendono dal Ministero degli Interni e non dagli Affari Esteri. Comunque mi scorta al piano di sopra dove mi riceve l’ispettore. Un, due, tre e si scopre che la procedura esiste ma che a Torino è poco usata o comunque non facilmente attuabile. L’ispettore mi consiglia di rifare il passaporto. Io sono un po’ stupito perché infatti questo vorrà dire che dopo essermi recato in questo paese non allineato dovrei rifare nuovamente il passaporto per viaggiare nei paesi occidentali. L’ispettore con i suoi baffoni neri mi dice che può anche succedere che io perda il passaporto con il visto scomodo e che quindi ne potrei fare un altro in autunno.

Facendo pure finta che non sia tanto grave quanto sembra questo consiglio, mi suona assurdo spendere 200 euro all’anno per rifare il passaporto due volte. Ma tant’è che non ci sono altre soluzioni, quindi chiedo i moduli per rifare il passaporto e chiedo dei tempi della questura per il rilascio. L’ispettore baffuto stima 30/35 giorni.

Quindi faccio le foto, pago il bollettino, compilo la domanda, compro 40 euro di marca da bollo e torno in questura. “Mi spiace non abbiamo la rete da Roma, conviene che torni domani”, mi dice il poliziotto da dietro il vetro.

Sono tornato ogni mattina per 3 giorni e ogni mattina la rete da Roma non dava segnale. Oggi finalmente dopo una lunghissima coda riesco a consegnare la domanda. Chiedo conferma dei tempi: “40/45 giorni, sa ci sono le vacanze”.

Difficilmente otterrò passaporto e visto in tempo per far quello che dovrei in questo paese non allineato. Quella che potremmo chiamare burocrazia e invece l’amore che la patria ha nei miei confronti. Ogni volta che nominavo questo paese non allineato il poliziotto, il funzionario e lo stesso ispettore mettevano su un’espressione severa e mi rivolgevano la fatidica domanda, riproposta in varie forme, ma che si può riassumere in “è sicuro di volerci andare?”. Insomma forse non ero sicuro e quindi hanno deciso loro.



lunedì 10 maggio 2010

pedali per l'auto

Nei suoi ultimi anni di rinnovamento urbanistico Torino ha deciso di regalare ai pedoni la centralissima via Lagrange. Niente più macchine e decine di vetrine agghindate per attirare i cittadini a passeggio. Per me ciclista, la via pedonale è una risorsa incredibile, particolarmente nei momenti meno trafficati: ore pasti e notturne.
La domenica a mezzogiorno con la via pedonale completamente sgombra e con un treno da prendere in pochi minuti, mi sono messo a pedalare di buona lena, forse troppa. Ad uno dei diversi attraversamenti carrai spunta il muso di una macchina di un vigilantes. Rallento e schivo. Il carissimo vigilantes si sente in necessità di strombazzare con veemenza. Mi fermo e gli faccio notare che le macchine dovrebbero dar precedenza a pedoni e ciclisti, ed evitare di spaventarmi suonando senza ragione. Il finestrino di abbassa e con indice puntato la guardia urla: “Se ti prendevo mi pagavi pure i danni”. Beh io gli ho risposto, lui è sceso con entrambe le mani già sulla cintura, alla quale era attaccata una bella pistola. Mi sono detto che se non ero morto investito, non valeva la pena di prendersi una pistolettata per far capire al mio caro vigilantes che, almeno in centro città, le auto dovrebbero viaggiare facendo attenzione a chi auto non è.
Questa storia mi frulla in testa tutta la giornata e stasera mi siedo e guardo con piacere Report, che parla appunto dell’Italia come il secondo paese più motorizzato al mondo, primi gli Usa. Nel Belpaese ci sono 6 macchine per ogni dieci abitanti del danno che fanno, la giornalista fa luce su quanto le auto pesano sull’economia e sul tempo che ci fanno perdere. Sentendo queste notizie mi guardo con la mia compagna e mi sento fiero delle nostre biciclette e dei nostri viaggi in treno.
A metà dell’inchiesta Report si ferma per la pubblicità. 10 spot in questo ordine: scarpe, auto, caffè, auto, alimentari, auto, medicinali per cani, telefonia e poi due spot su programmi che andranno in onda nei prossimi giorni. Insomma a metà di un’inchiesta denuncia contro le automobili e la schiavitù che creano, la Rai non ha potuto fare a meno di mantenere i telespettatori legati alla realtà ricordandogli che bisogna cambiare la macchina al più presto per non perdere gli incentivi. Io invece continuo a sognare e a pedalare.

lunedì 3 maggio 2010

domenica 2 maggio 2010

violenza al corteo

Stamattina ho partecipato al corteo del I° maggio: rosso predominante. Cori, coccarde, birre e bandiere.
Tutto procede nella norma, solo all'ingresso di piazza Castello un cordone di carabinieri decide di "rallentare" un carro che partecipava alla manifestazione. Non si è ben capito il motivo, ma sembra che tutto sia dovuto al fatto che sul carro sedesse un transessuale travestito da papa, cosa che avrebbe potuto turbare i pellegrini della sindone.
Spinte e scaramucce tra i manifestanti e il cordone dei carabinieri.
Stupisce la presenza di un poliziotto in prima fila nel cordone: sembrebbe un ispettore inviato a dirigere la manovra del cordone.
Sulla destra della foto che segue, si vede un ragazzo in maglia bianca che con sta caricando un colpo con un bastone.
Nello stupore generale, il poliziotto si becca una bastonata in testa e cade in terra.
Solo allora i carabinieri decido di aiutare il poliziotto e di includerlo nelle loro fila.
L'incidente rientra immediatamente, il cordone di carabinieri si scioglie e lascia entrare in piazza i manifestaanti e anche il "papa Trans".
Condannando chi usa la violenza , mi sorge comunque il dubbio che forse le forze dell'ordine potevano evitare di surriscaldare gli animi impedendo a un carro allegorico di sfilare. Inoltre mi sembra particolare che in un cordone di carabinieri sia proprio l'unico poliziotto a prendere le legnate.