lunedì 31 maggio 2010

giorgio da voghera

Ci sono angoli di questa città che oramai odorano di casa: piccoli bar, panchine assolate, fermate di bus, i cessi della facoltà di scienze politiche e poi i banchi dei contadini a Porta Palazzo il negozio cinese di via Berthollet, il panettiere in corso San Maurizio.
Tra questi uno spazio che mi ha da sempre trasmesso del bene è il Fattore K in Vanchiglia. Oltre ad avere l’enorme pregio di essere a due isolati da casa è un ambientino che sa sempre come coccolarti. Grandi, enormi e comodissimi divani di pelle bianca attorniati da decine di oggetti plasticosi del miglior design degli ultimi 40 anni, a colorare il tutto una carta da parati che anche solo quella vale il tempo di arrivare fino al locale.
Venerdì sera in un mix di pioggia e birre chiare ci siamo lasciati avvolgere dai divani del Fattore K. Graditissima sorpresa è stata la serata OpenMic: chiunque aveva il diritto di mettersi davanti al microfono e cantare per un paio di canzoni. A iniziare è stato Giorgio da Voghera.

Dopo una presentazione melanconica il giovanotto di Voghera, suona 4 pezzi suoi, belli ritmati e mostra una voce non troppo allenata, ma molto gradevole. L’ultimo pezzo, prima di lasciare il microfono ad altri, mi è sembrato un piccolo capolavoro: un testo ammiccante e divertente con bel ritmo. L’ho registrato quasi per gioco, ma ci sono buone possibilità che diventi il mio personale tormentone estivo.

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