venerdì 12 marzo 2010

Testimone di Giustizia

Qualche anno fa ho assistito a una lezione universitaria, organizzata da UniLibera, tenuta da Pino Masciari e da Gian Carlo Caselli. Chi sia quest’ultimo è quasi superfluo dirlo: magistrato di lunghissimo corso e poi procuratore, è noto ai più per le sue inchieste sulla mafia e sul terrorismo. Insomma un mostro sacro. Fu con le parole semplici di Caselli che in quella lezione iniziai a capire cosa fosse la mafia. Per riassumere brutalmente si può comprendere il perché la mafia esista tuttora solo accettando il fatto che lo Stato ha abbandonato delle fette di territorio e lascia gestire alcuni monopoli alle cosche. Dicendo monopolio non intendo i Sali e Tabacchi, ma ad esempio la violenza. Se un cittadino ha paura dovrebbe rivolgersi alle autorità di sicurezza, ma se lo Stato non è forte abbastanza da difendere i propri cittadini, chi ha paura si riunisce in clan e si arma, diventando un qualcosa al di fuori del controllo statale. Pino Masciari fa parte di quelle persone che hanno deciso di non armarsi per difendersi da sole, lui ha deciso di andare a denunciare le persone che gli facevano paura.

Ieri sera Pino Masciari è venuto a Nichelino, ad aspettarlo meno di 40 persone, per lo più vecchie, stanche e infreddolite. Una gazzella dei carabinieri a motore acceso davanti all’ingresso e poi un macchinone blindato arriva davanti alla sala. Ne scende quest’uomo che da 13 anni vive sotto scorta e non perché abbia assistito a chissà quale omicidio, ma solo perché ha denunciato il racket calabrese. Non vi racconto la storia di Pino Masciari, vi basti sapere che è un Testimone di Giustizia, che vive con moglie, figli e carabinieri in una località protetta, che viaggia su mezzi blindati e che non è libero di andare a vivere in nel paese dove è nato e cresciuto. Ora una cosa sola una mi preme dire, com’è possibile che ieri a Nichelino ci fossero solo 40 persone interessate a sentire la sua storia. È uno schifo!

Dov’erano tutti i benpensanti nichelinesi che guardano il tg e scuotono la testa appena sentono la parola mafia? Dov’erano tutti quei calabresi che vivono a Nichelino e che “sono venuti al nord” per dare un futuro migliore ai figli? Dov’era l’amministrazione comunale che sputa, scalcia, grida e proclama contro la mafia e la collusione? -Per essere sincero tra i 40 c’erano 2 consiglieri comunali, di casacca molto diversa tra loro, un assessore della giunta Catizone e un consigliere regionale, in piena campagna elettorale, ma questi 4 non sono da scusa per tutti gli altri- Dov’erano le centinaia di persone che hanno portato Gomorra in giro additandolo come la nuova Bibbia?

Una frase ha detto ieri Masciari che mi è arrivata in faccia come una pietra lanciata da una fionda: “La croce che porto sulle spalle non è mia, è di tutti noi”. La mafia, la camorra, l’ndragheta sono una responsabilità collettiva e non di chi le subisce.

Forza Pino!

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