venerdì 23 aprile 2010

un incubo

Le corporazioni sono un male profondo dell’Italia, non abbiamo le lobby ma abbiamo tanti di quegli ordini professionali che non si fa in tempo a contarli. Oggi mi sono infilato a una conferenza per giuristi dove sono presenti le corporazioni più connesse e omogenee che si possano immaginare: gli avvocati, i notai, i magistrati e i professori universitari di diritto. Ovviamente le posizioni politiche dei singoli sono tra le più disparate questo però non li differenzia tra loro per abbigliamento e vocabolario. Gli uomini hanno tutti giacca e cravatta, i più estrosi hanno cravatte di colori sgargianti, tutti hanno una borsa di cuoio, la stragrande maggioranza porta eleganti montature per occhiali in metallo. Le donne hanno tutte giacche nere con camicette di seta dai colori tenui, il taglio dei capelli è talmente omogeneo che sembra una caricatura: tanti caschetti, chi bionda e chi bruna, chi riccia e chi tinta, chi con la frangia e chi con la riga di lato, ma per tutte il taglio e sopra le spalle e con i capelli sciolti.

Poi uomini e donne parlano con lo stesso vocabolario, sicuramente ricco, ma in cui ricorrono sempre certe espressioni e non per forza di matrice giuridica. Un’ultima osservazione è sugli stravaganti che sono i più anziani e probabilmente i più ricchi e a affermati, mentre i giovani sono i più “pinguini” di tutti.

Ed io con le mie continue espressioni che ho saccheggiato dalle lingue che mi hanno circondato, con la mia borsa che è di cuoio ma che proprio non ha la forma di cartella, con i miei jeans trucidi e la mia capigliatura scomposta. Mi sembrava si essermi svegliato nel drive-in di Lansdale.

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